Questo articolo è il primo di una serie dedicata alla salute della mammella e funge da introduzione. I successivi affronteranno invece le informazioni pratiche e le soluzioni che i veterinari possono fornire ai loro clienti allevatori.

 

1. La cura della mastite necessita di un po’ di fortuna e di qualche aiuto

La mastite è una risposta infiammatoria della ghiandola mammaria ed è quasi sempre provocata da un’infezione batterica. Il tessuto mammario si gonfia a causa della dilatazione dei vasi sanguigni consentendo l’infiltrazione di un gran numero di globuli bianchi nella zona interessata. La porzione di tessuto che secerne il latte e i dotti lattiferi che attraversano tutta la ghiandola riportano dei danni dovuti alle tossine rilasciate dai batteri e, di conseguenza, si verifica una riduzione della quantità e della qualità del latte prodotto. Questa condizione è molto dolorosa per la vacca.

Ma cos’è la mammella?

La mammella è un tessuto spongiforme, costituito da grandi strutture “ramificate” di dotti che terminano in bulbi, alveoli, formati da cellule epiteliali (che producono latte). È simile ad un grappolo d’uva: gli acini corrispondono agli alveoli, le pareti degli acini alle cellule epiteliali e i piccioli ai dotti. Immaginiamo milioni di queste strutture tutte insieme per ottenere una piccola frazione del tessuto mammario.

In caso di mastite, una parte della mammella si gonfia a causa della reazione immunitaria. Per effetto di questa tumefazione, molti dotti lattiferi collassano e rimangono chiusi intrappolando il latte e i fluidi infiammatori (essudato) all’interno della mammella.

Le mammelle affette da mastite presentano un tessuto tumefatto e spongiforme pieno di batteri ed essudato.

I batteri responsabili della mastite si trovano principalmente negli alveoli e sono protetti dall’attacco dei globuli bianchi, che sono necessari per contrastare l’infezione e arrestare la mastite clinica.

Per garantire il recupero e la guarigione, è essenziale mungere il tessuto mammario interessato. In questo modo si espellono i batteri, i globuli bianchi e i detriti, come ad esempio i coaguli di latte mastitico o ‘stoppini’. Inoltre, si stimola l’afflusso e il deflusso di sangue nell’area colpita, garantendo un nuovo apporto di ossigeno, globuli bianchi e sostanze nutritive ed eliminando eventuali prodotti e sostanze di scarto.

Mammella affetta da mastite
Per garantire il recupero e la guarigione, è essenziale mungere la mammella interessata.

Gli antibiotici forniscono supporto ai globuli bianchi nel processo di smaltimento dei batteri della mastite. Tuttavia, gli antibiotici risultano efficaci solo se raggiungono il sito d’azione e se i batteri sono sensibili a quell’antibiotico specifico.

Gli antinfiammatori non steroidei (FANS) sono farmaci in grado di ridurre il gonfiore e il dolore offrendo un grande supporto al processo di guarigione. Spesso, infatti, una reazione eccessiva del sistema immunitario può aggravare il danno ai tessuti mammari, mentre i FANS riducono questo rischio. I FANS offrono supporto sia al tessuto mammario che alla bovina consentendo un ritorno alla normalità. In questo contesto il sollievo dal dolore riveste un ruolo considerevole.

Queste nozioni sono importanti quando si imposta un protocollo terapeutico contro la mastite.

Come impostare un efficace programma terapeutico della mastite

Una volta eliminati correttamente i batteri, possono essere necessari diversi giorni prima della scomparsa del gonfiore e del ritorno del latte alle condizioni di normalità.

Le mammelle che hanno subito una mastite clinica sono esposte ad un rischio maggiore di contrarre un nuovo caso clinico in un secondo momento. Questa situazione può essere dovuta al tessuto cicatriziale o ai batteri che permangono all’interno della mammella o semplicemente perché la mammella interessata o la vacca specifica è più vulnerabile alla mastite.

 

2. I batteri della mastite penetrano nella mammella attraverso il canale del capezzolo

La mammella della bovina è formata da quattro ghiandole indipendenti (quarti) prive di interconnessioni: il latte e i batteri non sono in grado di passare da un quarto all’altro.

Ogni ghiandola mammaria è formata da tessuto spugnoso costituito da grandi strutture “ramificate” di dotti che terminano in sacche o alveoli formati da cellule lattifere.

La parte superiore della mammella è costituita principalmente da tessuto ghiandolare, mentre verso il capezzolo i dotti si riuniscono in canali più grandi che formano le cisterne. Le cisterne terminano nel capezzolo.

Tra una mungitura e l’altra, il latte viene immagazzinato negli alveoli e solo una piccola frazione rimane nei canali e nelle cisterne.

L’unica via di accesso alla mammella per i batteri è attraverso il canale del capezzolo. Tra una mungitura e l’altra, il canale del capezzolo ha la funzione di mantenere il latte all’interno e i batteri all’esterno; mentre, durante la mungitura, dovrebbe far fluire il latte all’esterno, con un elevato volume al secondo.

Anatomia della mammella

L’apertura e la chiusura del canale del capezzolo viene regolata da fibre muscolari ed elastiche che formano uno sfintere attorno ad esso. Le cellule superficiali del canale del capezzolo producono cheratina, che presenta anche proprietà antibatteriche. Dopo la mungitura, la corretta chiusura del canale del capezzolo richiede un po’ di tempo e l’immersione dei capezzoli in una soluzione disinfettante (post-dipping) riduce il rischio di infezioni mammarie.

Il malfunzionamento dell’impianto di mungitura può provocare una forte pressione negativa sulla punta del capezzolo, portando alla formazione di callosità (ipercheratosi) e alla perdita di elasticità dei tessuti all’estremità del capezzolo. I danni alle estremità dei capezzoli comportano un rischio più elevato di contrarre eventuali infezioni mammarie sia nelle vacche in lattazione che in quelle in asciutta.

Metodo di valutazione delle punte dei capezzoli (scheda del teat score)

Le stelline rosse sono le cellule muscolari lisce. L’ossitocina causa la contrazione di queste cellule spingendo il latte al di fuori degli alveoli in direzione della cisterna mammaria e del capezzolo. Questo processo è detto eiezione del latte. La stimolazione del capezzolo e dell’estremità di quest’ultimo induce un rilascio di ossitocina nel flusso sanguigno. L’agitazione o lo stress inibiscono questo processo evidenziando l’importanza di mungitori calmi e tranquilli e di vacche rilassate prima, durante e dopo la mungitura.

La conformazione del canale e dello sfintere del capezzolo serve a mantenere i batteri all’esterno, come avviene di solito. Tuttavia, se il canale del capezzolo non è ben ‘sigillato’, i batteri riescono a penetrare in mammella, ad esempio durante e dopo la mungitura, ma anche all’inizio e alla fine del periodo in asciutta.

La maggior parte di questi batteri viene espulsa di nuovo durante la mungitura o contrastata senza difficoltà dalle cellule immunitarie all’interno della mammella. Se la risposta immunitaria risulta però troppo debole o i batteri sono troppo forti o numerosi, si verifica un’infiammazione.

Nel corso della mastite clinica eventuali fiocchi o coaguli di latte e il gonfiore del tessuto mammario possono bloccare i canali del latte. In queste condizioni può essere difficile raggiungere gli agenti infettivi che colonizzano la parte superiore della mammella. Le iniezioni di ossitocina possono risultare utili, proprio allo stesso modo dei FANS. È per questo motivo che queste sostanze fanno parte della maggior parte delle terapie standard contro la mastite clinica.

 

3. Conoscere il nemico: identificazione dell’agente per il trattamento mirato e la prevenzione della mastite

In quasi tutti i casi di mastite clinica e subclinica, la malattia è provocata da batteri che hanno avuto accesso ai capezzoli attraverso il canale del capezzolo.

È possibile suddividere i batteri che causano mastite in due gruppi: contagiosi e ambientali. Questa suddivisione consente di stabilire le contromisure più efficaci tese a ridurre e prevenire le infezioni.

 

I batteri contagiosi

I batteri contagiosi vivono sulla cute dei bovini e a volte all’interno delle mammelle stesse. Essi si trasmettono dalla mammella di una vacca infetta a quella di un’altra vacca sana. Questa situazione si verifica principalmente durante la mungitura. Quindi una buona igiene di mungitura e procedure di mungitura ottimali sono aspetti essenziali per la prevenzione.

A volte le infezioni da contagio sono dette infezioni da latte. Anche le mosche possono fungere da vettori di questi batteri e portarli all’orifizio, l’ingresso, del canale del capezzolo.

Esempi di questi batteri sono: Streptococcus agalactie, Staphylococcus aureus, Mycoplasma, Streptococcus uberis (alcuni ceppi).

 

I batteri ambientali 

Questi batteri invece vivono nell’ambiente della stalla. Nella maggior parte dei casi, gli animali contraggono le infezioni dalle lettiere delle aree di riposo e dallo sporco presente sulle pavimentazioni e sulle corsie di transito.

Anche altre fonti, come ad esempio i bicchierini per il dipping contaminati, le infusioni intramammarie, l’acqua utilizzata per la preparazione della mammella prima della mungitura, le pozzanghere o le pozze di fango, sono state indicate come fonti accidentali di infezione. Anche le mosche possono trasportare i batteri ambientali fino all’orifizio del capezzolo.

Esempi di questi batteri sono: Streptococcus uberis, Streptococcus dysgalactiae, Stafilococchi coagulasi-negativi, coliformi (E. coli) Enterobatteriacee (Klebsiella, Serratia).

Questo raggruppamento consente di adottare contromisure terapeutiche e preventive mirate, dopo aver identificato il batterio che ha infettato la mammella attraverso un esame batteriologico di un campione di latte.

I test di laboratorio condotti sui campioni di latte dei quarti interessati rappresentano l’unico metodo affidabile per identificare l’agente patogeno coinvolto.

Prelievo corretto dei campioni di latte: guida visiva per gli allevatori

 

4. La conta cellulare è un indicatore di infezione mammaria

La conta delle cellule somatiche del latte (SCC) indica il numero di cellule per ogni ml di latte. Le cellule presenti nel latte comprendono quelle di sfaldamento dell’epitelio superficiale interno della mammella e i globuli bianchi provenienti dal sangue in quanto parte delle difese immunitarie. In una mammella sana la conta delle cellule è ben al di sotto delle 100.000 cellule/ml, probabilmente attorno alle 50.000/ml o anche meno.

Non appena si verifica l’infezione mammaria, il sistema immunitario della bovina risponde inviando i globuli bianchi del sangue nella mammella e nel latte e provocando un aumento della conta cellulare. Di solito, nelle infezioni lievi, la conta delle cellule aumenta solo di una o poche centinaia di migliaia di cellule per ogni ml. Invece, nei casi gravi, la conta delle cellule può aumentare sino a 1 o più milioni di cellule/ml.

Un piccolo aumento della conta delle cellule segnala la presenza di una reazione immunitaria attiva provocata da batteri che hanno invaso la mammella. Questo aumento della conta delle cellule si accompagna ad un calo della produzione di latte. La riduzione della conta cellulare porta ad un aumento della produzione di latte. 

Più è elevata la conta cellulare nella cisterna del latte di massa, maggiore è la prevalenza di infezione all’interno della mandria. La perdita della produzione di latte dovuta all’infiammazione e al danno ai tessuti è direttamente proporzionale alla conta cellulare della singola vacca: all’aumentare della SCC, diminuisce la produzione di latte.

Un modo rapido e pratico per rilevare un’elevata conta cellulare è l’utilizzo del California Mastitis Test (CMT) sui campioni di latte.

 

Mastite subclinica: il nemico invisibile

Per definizione, la mastite subclinica è priva di segnali visibili d’infiammazione locale o di coinvolgimento sistemico. Le vacche con mastite subclinica si possono individuare attraverso la conta delle cellule somatiche.

La soglia varia secondo l’ordine di parto e tra i diversi Paesi e sistemi adottati. In generale, le vacche vengono classificate come affette da infezione intramammaria (IMI) in presenza di una conta cellulare superiore a:

– 100-150.000 cellule/ml in prima lattazione (ordine di parto 1)

– 150-250.000 cellule/ml nella seconda lattazione e lattazioni successive (ordine di parto 2+)

Una volta stabilitasi, la mastite subclinica può diventare cronica e persistere per l’intera lattazione o per più lattazioni (anche per tutta la vita dell’animale) a seconda del patogeno responsabile o di altri fattori.

In tutte le mandrie destinate alla produzione di latte vi sono vacche con mastite subclinica, con una prevalenza di bovine infette che varia dal 5% al 75% e dal 2% al 40% per i quarti infetti. Spesso, se si divide la conta delle cellule somatiche del latte di massa per 10.000 si ottiene la percentuale approssimativa di vacche affette da mastite subclinica nella mandria.

Il controllo della mastite subclinica richiede il monitoraggio regolare e periodico della conta delle cellule somatiche del latte di massa e della conta cellulare individuale delle singole vacche.

Marked cow in the parlour

Ogni caso di mastite rappresenta una seccatura per tutti gli allevatori. Innanzitutto, perché una vacca contrae inaspettatamente una malattia dolorosa, e gli allevatori vorrebbero avere le loro vacche sempre in buona salute. In secondo luogo, per il rischio che quella vacca possa infettare altre vacche. In terzo luogo, per tutto il lavoro che comporta il trattamento e la cura della vacca malata, incluso l’assicurarsi di separare il suo latte da quello delle altre e di smaltirlo in modo adeguato. Infine, ci sono i costi per le cure e per il latte perso…

 

5. Mastite: una patologia costosa

Si stima che il costo complessivo per ogni caso di mastite clinica nei primi 30 giorni di lattazione sia intorno ai 400 euro. I costi della mastite clinica derivano dalla somma delle voci di spesa riportate di seguito.

  • Diagnostica: la mastite richiede un campionamento per la coltura batterica e il test di sensibilità per stabilire l’agente patogeno e il trattamento appropriato.
  • Trattamento: il trattamento terapeutico può comprendere tubetti di antibiotici intramammari e altri medicinali, come ad esempio farmaci antinfiammatori non steroidei, antibiotici iniettabili, ossitocina, ma anche una terapia di supporto, quali soluzioni elettrolitiche orali o IV.
  • Latte scartato: è facile calcolare il costo del latte scartato aggiungendo la durata della terapia al tempo di attesa del latte e moltiplicando per la produzione media giornaliera della vacca.
  • Spese veterinarie: le spese per il veterinario variano in funzione dei casi clinici e del tipo di assistenza richiesta. Le vacche affette da mastite grave con rischio di tossiemia/setticemia richiedono l’intervento diretto del veterinario a differenza di quelle con mastite lieve.
  • Lavoro: i casi di mastite richiedono tempo per le cure e rallentano la mungitura. Una vacca con mastite clinica viene munta separatamente o sistemata in un box infermeria. La cura della vacca comporta il trattamento, la compilazione del registro dei trattamenti terapeutici, lo scarto del latte e i test di verifica dell’assenza di residui nel latte. Nei casi gravi, può essere necessario che gli animali siano ricoverati in un box infermeria e munti di frequente, comportando un significativo aumento di manodopera.
  • Mortalità: nei casi gravi, come ad esempio la mastite tossiemica da E. coli, si può verificare la morte della vacca. Il costo totale per la perdita della bovina è molto più grande rispetto al valore in sé dell’animale deceduto. Esso, infatti, includerà anche tutti i trattamenti, il tempo dedicato alle cure dell’animale, le spese di smaltimento, la perdita di potenziale genetico e la perdita totale della produzione.
  • La perdita di produzione dovuta ai danni del tessuto mammario è spesso sottovalutata e viene considerata come un costo indiretto. La mastite clinica provoca gravi danni al tessuto epiteliale, riducendo la produzione per il resto della lattazione. In seguito ad un caso di mastite, la produzione di latte non ritorna mai ai livelli ottimali. Questo costo viene spesso sottovalutato e costituisce il 28% circa del costo totale della mastite.
  • Anche la prematura eliminazione dell’animale dovuta alla mastite cronica rappresenta un costo indiretto. Esso viene calcolato come la differenza tra il valore di vendita e quello della rimonta a cui si aggiunge la differenza in termini di produzione dell’animale di rimonta. Questa voce si stima intorno al 41% del costo totale della mastite.

 

Anche la mastite subclinica è costosa!

Anche se non vi sono ripercussioni sullo stato di salute della vacca, va ad impattare sulla quantità e sulla qualità del latte. I costi della mastite subclinica comprendono:

  • Produzione di latte ridotta: si verifica una perdita della produzione di latte, dato che la mastite subclinica danneggia i tessuti mammari. Per ogni 100.000 cellule al di sopra di 200.000 cellule/ml si stima una perdita di produzione del 2,5%. Per esempio, la produzione di vacche con infezione cronica da Staph. aureus può ridursi dal 15% al 20%.
  • Prezzo del latte inferiore: le mandrie che producono latte con cellule alte vengono spesso penalizzate e il costo principale della mastite subclinica è rappresentato dalla perdita di profitti riconducibile alla riduzione del prezzo del latte.
  • Aumento dei trattamenti: i casi di mastite subclinica possono diventare clinici, richiedendo un trattamento, e nelle mandrie con un’elevata conta cellulare può rendersi necessario in asciutta il trattamento ‘a tappeto’ al posto della terapia selettiva.
  • Test: nelle mandrie con cellule somatiche alte si rendono spesso necessari test individuali batteriologici e di antibiotico-sensibilità periodici. Inoltre, si renderà necessaria una maggiore assistenza veterinaria per ridurre la conta delle cellule somatiche.
  • Aumento della quota di eliminazione: può rendersi necessario eliminare e rimpiazzare le vacche con conta cellulare elevata cronica e persistente.

 

Altre risorse:

Campioni di latte: la chiave per il controllo della mastite

Prelievo corretto dei campioni di latte: guida visiva per gli allevatori